ELVIRA NOTARI (1875-1946)
la Dora film tra artigianato e arte

LOCANDINA

Pioniera, prima e più prolifica filmmaker del cinema italiano, o forse sarebbe meglio dire napoletano (Napoli, seconda in Italia solo a Torino, era una delle capitali del cinema europeo).

Autrice di circa 60 lungometraggi ed oltre un centinaio tra cortometraggi e documentari, amatissima a Napoli e nelle Americhe ma altrettanto cordialmente detestata dalla critica e cultura ufficiali.

Regista, sceneggiatrice e curatrice del montaggio, pur non disdegnando qualche parte di attrice, è l’ instancabile organizzatrice e direttrice di fatto della “Dora Film” casa di produzione di tutti i suoi film. Per circa 25 anni lavora nel cinema con una forte impronta artigianale e popolare, con tutta la sua famiglia: Nicola, il marito, già ex-pittore e fotografo, è alla macchina da presa, il figlio Edoardo, fa l’attore fin da neonato (inizia infatti a comparire nei primi Augurali) e sarà l’onnipresente Gennariello, la figlia Dora si occupa dell’amministrazione. Fonda inoltre una Scuola d’Arte Cinematografica, per la cura della recitazione a cui tiene molto.

Nata il 10 febbraio 1875 a Salerno, ha frequentato le Scuole Normali (attuali magistrali) e non è escluso che abbia esercitato la professione di insegnante elementare coltivando l’hobby della danza.

Si trasferisce a Napoli dove nel 1902 sposa Nicola Notari, fotografo e disegnatore di pellicole con cui inizia dal 1905 l’avventura del cinema trasformando il laboratorio fotografico nella casa di produzione cinematografica “Film Dora” con cui producono Arrivederci ed Augurali (cortometraggi da 10 o 20 m., colorati a mano fotogramma per fotogramma) e documentari su avvenimenti di attualità, cinegiornali, in appalto anche per Eclair, Gaumont, Pathè, che trovavano conveniente affidare a case minori la produzione di alcune cineattualità.

Nel 1915 la casa si trasforma in “Dora Film” una delle più prestigiose produzioni del cinema italiano delle origini, o forse sarebbe meglio dire napoletano (l’inizio del cinema in Italia, infatti, è legato a forti caratterizzazioni di ambiente regionale fino alle campagne di nazionalizzazione del fascismo). La Dora Film produce diversi generi: documentari di tipo Pittoresco ed altri di tipo Caratteristico, film da Grandi romanzi popolari e Drammi di vita Vissuta. Predilige con l’andare del tempo la “grande” letteratura del realismo meridionale, oltre alla sua da sempre amata Carolina Invernizio. Alla casa di produzione si affiancano inoltre il laboratorio di stampa ed il teatro di posa, che a volte viene affittato anche ad altre produzioni. Importanti sono anche i rapporti tra la Dora Film e altre imprese culturali: editoria, pubblicità, edizioni musicali (con le “Piedigrotta” stipula una convenzione per l’utilizzo delle sue produzioni)

Elvira e le altre, tra artigianato e arte. La Dora Film, come la maggior parte delle prime produzioni cinematografiche, aveva un preciso carattere artigianale. E’ noto che il primo cinema muto non fu “industria culturale” quanto piuttosto “manifattura della cultura”, a Napoli come a Torino e Firenze, in Francia come in America. E’ notevole la presenza delle donne nel cinema delle origini, con diversi ruoli e molto spesso di tipo creativo, prima che nella produzione cinematografica si imponesse l’organizzazione strettamente industriale con il suo forte portato di specializzazione, standardizzazione, centralizzazione ed esclusione.

Molte donne, anche nel cinema italiano delle origini, scrissero e diressero film muti, alcune fondarono loro compagnie di produzione, molte diressero scuole di recitazione. (E c’è anche Ester Gentili, camerawoman!). Moltissime donne facevano il lavoro di colorare a mano le pellicole, fotogramma per fotogramma; molte altre furono addette al montaggio. Ricordiamo la russa Esfir Sub che inventò il film di compilazione a partire dal suo lavoro di montatrice: nel 1927 pensò di mettere insieme vari spezzoni di documenti, e nacque il primo documentario storico La caduta della Dinastia dei Romanov.

La Notari è passata dal lavoro di colorare pellicole all’attività di produzione e regia, lavorando con tutta la famiglia, con amici ed in casa, nella Napoli “popular” che è la scena di (quasi) tutti i suoi films. Il figlio Edoardo recita da quando era ancora neonato e col nome di “Gennariello” è l’attore principale di tutti i lungometraggi; Michele di Giacomo (fratello del più famoso Salvatore) recita spesso nel ruolo del signore dai buoni sentimenti sebbene il suo primo lavoro sia di distributore e presidente degli operatori di cabina, Rosè Angione (indimenticabile piccerella), nella vita insegnava matematica ed entra in contatto con la Dora Film quando Edoardo diventa suo alunno. Elvira apre anche una Scuola d’Arte Cinematografica in cui vige il clima dell’amicizia; qui insegna la “veridicità” nell’arte di recitare contro l’eccesso di teatralità e di posa.

Racconta Armando Notari Mia zia Elvira era severissima, addirittura pignola. Pretendeva che gli attoti, in un’epoca in cui l’enfasi mimica era quasi di rigore, agissero in modo spontaneo e lineare. Mia zia Elvira, per esempio, non sopportava che gli attori, per girare scene di dolore si inumidissero le ciglia con la glicerina; esigeva lacrime vere…era venuta a conoscenza, per esempio che un attore era orfano?, ebbene, lei gli parlava del padre! Appena vedeva che quello piangeva, dava ordine di azionare la macchina da presa…

Dora Film of America, a New York, è una delle sedi di distribuzione della Dora Film, che nell’arco di pochi anni diventa una delle produzioni più seguite dall’emigrazione e dove alcuni film vengono proiettati con “interessanti” procedure per aggirare i problemi posti dal visto di censura, quando ormai il fascismo considerava i film della Notari poco edificanti per l’immagine della nazione (è il caso per esempio di ‘Nfama, poco edificante immagine di virtù femminile, o di “Le geste del Brigante Musolino the famous italian bandit, prima proiezione: Washington 20 agosto 1931). 

Racconta Edoardo Notari  con la censura abbiamo avuto molti problemi soprattutto per le scene considerate troppo crude: infatti la censura del regime ammetteva la rappresentazione della povertà e degli aspetti più popolari sempre che venisse vista in maniera festosa, allegra, ottimistica; anche le storie d’amore dove ci scappava il delitto passionale non erano ben viste…”

 La Dora Film chiude le sue attività nel 1930. Il numero dei film realizzati può essere documentato per 60 lungometraggi (firmati da Elvira) numerosissimi vari cortometraggi (Augurali e Arrivederci o Documentari). Per diretta testimonianza di Edoardo Notari l’ostracismo del regime fascista fu una delle cause principali della chiusura della Dora Film.

Dopo il ’30 Elvira si ritira a Cava dei Tirreni dove muore il 17 dicembre1946 (mentre il marito continua l’attività di distribuzione e importazione e il figlio emigra in Inghilterra per la sua carriera d’attore).

 Racconta Eduardo Notari Mia madre, contrariamente a quanto risulta da fonti storiche del tutto disinformate, diresse tutti i films della nostra produzione, dal primo all’ultimo, compresi gli oltre sessanta lungometraggi. Non solo, era anche l’autrice dei soggetti originali e degli adattamenti; in genere si trattava di storie che si ispiravano a canzoni napoletane in voga allora, ma era sempre lei la vera autrice della trama. I titoli delle popolari canzoni contribuivano ad attirare il pubblico. I soggetti originali scritti da mia madre erano densi di vicissitudini drammatiche, di intrecci di destini tragici. Il pubblico si identificava con i personaggi al puntoche il cinema Vittoria di Napoli divenne proverbiale per uno spettatore che sparò alcuni colpi di pistola sullo schermo, per uccidere il ‘cattivo’. Sin da bambino lavoravo come attore in quasi tutti i film e mia madre mi creava il ruolo a seconda della mia età, ma il mio personaggio aveva sempre il nome di “Gennariello” che divenne il mio pseudonimo….

I tempi di lavorazione, fino alla copia finale, non superavano mai le cinque settimane. Il successo dei film di Elvira Notari era enorme; il caso più vistoso fu ‘A Legge (o ‘Nfama) che al cinema Vittoria di Napoli resse per 32 giorni con punte di oltre 6000 presenze giornaliere: non c’è da stupirsi se si pensa che le programmazioni cominciavano dalle 9 della mattina e proseguivano fino a notte inoltrata; inoltre c’è da dire che la stessa copia del film passava attraverso due proiettori che la proiettavano in due sale attigue, così da rendere possibile l’accompagnamento musicale del film e le canzoni dal vivo in tutte e due le sale contemporaneamente (naturalmente c’era un certo sfasamento del sincrono nel secondo schermo)… (da Kinomata. La donna nel cinema. A cura di Annabella Miscuglio e Rony Daopulo. Dedalo)

Per ulteriori informazioni, si può vedere:

(a cura di) Annabella Miscuglio e Rony Daopulo.  Kinomata. La donna nello schermo. Dedalo, Bari, 80
Enza Troianelli. Elvira Notari, pioniera del cinema napoletano. EURoma-La Goliardica 89
Giuliana Bruno. Rovine con vista. Alla ricerca del cinema perduto di Elvira Notari. Tartaruga
(Streetwalking on a Ruined Map. Cultural Theory and the City Films of Elvira Notari. Princeton University Press. 93)
Laura Modini . L’occhio delle donne. Le registe e i loro film. 1896-1996. Ass. L.Marinelli, Mi 96


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