Donna Read e Starhawk
Autrici e registe impegnate in battaglie ecopacifiste, spirituali e femministe, Starhawk e Donna Read hanno realizzato insieme il documentario particolarmente interessante Signs out of time, The Story of Archaeologist Marija Gimbutas, con la Belili Productions, USA 2004
Il film è infatti stato voluto, prodotto e realizzato – attraverso autofinanziamento – da un gruppo di amiche e compagne di strada di Marija Gimbutas, per ricordarla a dieci anni dalla sua morte. Tradotto e sottotitolato in italiano dall’Associazione Armonie di Bologna
2004 – Signs Out of Time: The Story of Archaeologist Marija Gimbutas
1989 – Goddess Remembered
1990 – The Burning Times
1993 – Full Circle
Signs out of time, è un importante documentario sulla geniale opera e storia della lituana Marjia Gimbutas con il suo pionieristico lavoro archeo-mitologico sulle culture della Dea, di cui cataloga, classifica e interpreta i segni, ricercandone e mappandone i luoghi attraverso la ricerca scientifica (UCLA) del tutto originalmente, ispirata e guidata – come lei stessa racconta – dalle intuizioni attinte dalle antiche memorie popolari poetiche delle contadine della sua cultura d’origine.
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Marija Gimbutas, nata in Lituania nel 1921, ha studiato archeologia all’Università di Vilnius.
Lasciata la sua terra a causa dell’ invasione russa, si è laureata nel 1946 all’Università di Tubinga. Nel 1949 si è trasferita negli USA, lavorando prima ad Harvard e dal 1963 all’Università di Los Angeles come docente di Archeologia Europea. È autrice di oltre 20 opere e 200 pubblicazioni su argomenti che spaziano dalla mitologia dell’Antica Europa alla religione della Grande Dea e alle origini delle culture indoeuropee.
Il Linguaggio della Dea, pietra miliare della sua ricerca archeologica e i significati dei segni delle culture neolitiche, ha operato una rivoluzione radicale di prospettiva sulle origini della cultura europea: con il questo lavoro Marja Gimbutas ha ricostruito la civiltà arcaica dell’Europa Antica (neolitico) ed ha dato luce alla ricca presenza del segno femminile nella storia e nelle culture della Dea “la cui gente non produsse armi letali, nè costruì forti in luoghi inaccessibili – come avrebbero fatto i successori – neppure quando conobbe la metallurgia. Eresse invece magnifiche tombe-santuari, templi, case confortevoli in villaggi di modeste dimensioni e creò superbe ceramiche e sculture. Fu questo un periodo di notevole creatività e stabilità, un’età libera da conflitti”.
Gli studi di Gimbutas, che spaziano dal neolitico all’età del bronzo, portano nuove tesi nella ricerca archeologica, confermate dall’esame dei reperti, in parte già noti e in parte da lei stessa dissepolti durante i suoi scavi nel bacino del Danubio e nell’Europa mediterranea ampia, che comprendono un vastissimo repertorio di oltre 2000 manufatti, tutti riprodotti nel volume, in cui mostra i nessi dimenticati tra il mondo materiale e quello dei miti di una cultura raffinata, la cui genesi è alle radici del patrimonio culturale dell’Occidente.
Il Linguaggio della Dea è il libro più amato della grande archeologa. Pubblicato per la prima volta nel 1989 negli Stati Uniti, è divenuto una pietra miliare dell’archeo-mitologia dell’EuropaNeolitica. Nel 1994 esce The civilization of the Goddess, un compendio di tutta la sua ricerca. Muore nella sua casa in California nello stesso anno.
“Il messaggio e l’auspicio del suo lavoro è che si apra di nuovo un’effettiva epoca di armonia e di pace in consonanza con le energie creative della natura come nel periodo preistorico di circa 40000 anni che ha preceduto i 5000 anni di quello che James Joyce ha definito l’ “incubo” di contese determinate da interessi tribali e nazionali, da cui è sicuramente ora che questo pianeta si desti”
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