La storia della Palestina raccontata dalle donne
Nata a Betlemme nel 1951, attualmente vive e lavora a Parigi.
Il film documentario La speranza Velata (1994) presenta il ritratto di cinque donne palestinesi.
Yusra Barbari è un’anziana signora vestita di nero. Grazie a sua madre, donna analfabeta ma molto determinata, Yusra è stata la prima ragazza di Gaza a studiare nella locale Università.
E’ stata anche la prima preside di un liceo di Gaza, nonché la prima ad assumere professori uomini.
Attualmente è presidente dell’Unione delle Donne ed è impegnata ad aiutare le donne che hanno perso marito e figli, aiuto che considera di valore politico. Attiva sempre nella causa della libertà palestinese (è stata la prima ad intervenire pubblicamente all’ONU nel ’63 ed è stata tra le/i firmatari della Carta Nazionale Palestinese) la sua forza traspare dalle sue parole appassionate e dalle critiche che rivolge alle attuali politiche internazionali di aiuto alimentare che hanno l’effetto, dice, di “ridurre le ragioni di un popolo ad un pugno di riso”.
Hanan Ashrawi, scrittrice e insegnante universitaria, è la donna palestinese più nota a livello internazionale essendo stata la portavoce dell’OLP durante i negoziati di pace a Oslo.
La Ashrawi racconta del suo lungo impegno nella società civile e spiega perché ha rifiutato un posto nella neonata Autorità Nazionale Palestinese.
Nel film la vediamo sia nelle sue vesti politiche che in quelle di vita quotidiana; suo marito Emil, intervistato, dice di accettare il ruolo pubblico della moglie, di essere felice di allevare le figlie e si lascia filmare compiacente nell’attività domestica mentre stende il bucato.
Rita Tarasi, nipote della fondatrice dell’Università di Birzeit è una musicista. Insegna musica anche ai piccoli per lo spirito evocativo che trova nelle parole delle canzoni e nelle vibrazioni di senso della musica: nel film ricorda con commozione di aver composto la musica per una poesia scritta da un suo cugino assassinato nel corso di un raid dell’esercito israeliano.
Joumada Odeh è una medica, pediatra e madre di due bambine, che ci tiene a sottolineare di averle allevate nel rispetto della vita delle persone (palestinesi ed israeliane) ed insieme nel valore del senso di sé e nella consapevolezza del torto subito da tutto il suo popolo.
Il documentario si apre e si chiude con le parole di Hanane Arouri, una giovane fisioterapista attiva nell’Intifada, che espone i suoi dubbi sugli accordi e i tentativi di pace e racconta le sue lotte per studiare e per la sua libertà di individua: racconta come i suoi familiari non le hanno permesso di studiare all’estero perché non avrebbero potuto controllare il suo comportamento.
Hanane anima un Comitato di donne che fa il lavoro radicale della coscienza e della ricerca di libertà, e sottolinea, fuori degli inquadramenti ideologici e degli assetti più tradizionalisti.
Dopo una sequenza che riporta discussioni sui rapporti tra uomini e donne nelle famiglie ed a conclusione di pensieri sull’amore e sulla vita presentati da alcune studentesse di Betlemme, Hanane conclude con la constatazione che “l’amore è il più grande tabù della nostra società”.
Filmografia
1989 Itineraire autour de Gaza, film reportage su Yasser Arafat, prod. La Sept/Arte (aiuto regia)
1990 Bethléem sous surveillance, doc. MM. Canal+ (co-regia)
1994 La speranza Velata, doc. (16mm)
1996 Retrouver Jérusalem (progetto film)
scheda tratta da S. Di Giorgio, J. Rundo. Una terra promessa dal Cinema. Appunti sul nuovo cinema palestinese. 1998
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